La gestione del paziente cronico: nuove tecnologie e nuovi modelli organizzativi

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La gestione del paziente cronico: nuove tecnologie e nuovi modelli organizzativi

Roberto Parente, Antonio Botti, Antonella Monda, Erika Naponiello

L’aspettativa di vita, a livello globale, è manifestamente aumentata, di oltre dieci anni, negli ultimi cinquant’anni. Stando alle previsioni Eurostat, il dato, con riferimento all’EU, è destinato ad aumentare nei prossimi decenni (The World Bank Group, 2019; UN-Department of Economic and Social Affairs, 2019; Atella, et al., 2017). Dati di ragguardevole positività, a prima vista. La brutta notizia è che, se le statistiche si affannano a divulgare Lifespan ottimistici, esse non possono esimersi dal notificare il progressivo decremento dell’Healthspan, ossia della durata della vita in salute.

La longevità è certamente una conquista per l’umanità, ma porta con sé una considerevole espansione della domanda di assistenza sanitaria, intrinsecamente connessa alla marcata incidenza di malattie croniche in età avanzata (Brugiavini et al., 2010). Si tratta di un ampio spettro di patologie (tra cui cardiopatie, ictus, tumori, diabete, malattie respiratorie, neurologiche, neurodegenerative, disturbi muscolo-scheletrici e dell’apparato gastrointestinale, difetti di vista e udito ed alcune malattie genetiche – OMAR, 2020), per le quali le terapie hanno un’utilità, non già risolutiva, ma puramente migliorativa. Il lungo decorso ed una sintomatologia persistente nel tempo costituiscono elementi caratterizzanti delle malattie croniche, che implicano la necessaria assistenza a lungo termine del paziente. L’aumento della domanda di assistenza sanitaria è a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Il SSN italiano vanta molteplici punti di forza, dal basso costo delle prestazioni ad indicatori di esito e qualità notevoli e tendenzialmente superiori alla media dei paesi OECD. Chiaramente non mancano le criticità, molte delle quali figlie dirette ed indirette del definanziamento, abbattutosi sul settore all’indomani della crisi economica. Il SSN italiano condivide, con la maggior parte dei sistemi sanitari dei paesi industrializzati, un indubbio tallone d’Achille, ovvero l’inadeguatezza (o la totale assenza) di una strategia di risposta ai bisogni assistenziali emergenti, con particolare riferimento alla necessità di garantire adeguato supporto ai pazienti cronici. Le politiche sanitarie di qualsivoglia Paese sono profondamente legate alle peculiarità demografiche e socio-economiche delle popolazioni a cui si rivolgono, pertanto, devono necessariamente adeguarsi all’evoluzione di queste variabili (Spandonaro et al., 2019).

In Italia, stando ai dati Istat, si assiste ad un processo di invecchiamento della popolazione, dovuto alla contemporanea riduzione delle nascite e della mortalità, in tutte le Regioni, a cui non corrispondere un’adeguata risposta del SSN. Emerge l’impasse del SSN italiano la cui efficacia, già ad oggi, è oltremodo compromessa. La pressione esercitata sul settore delle cure primarie dal dipanarsi delle patologie croniche, ha acceso un’allarmante spia rossa sull’approccio tradizionale al sistema salute (Mori, 2018), che necessita di un ponderato ripensamento. A tal fine le tecnologie digitali, possiedono un evidente potenziale.

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