Network Collaborativi di Trasferimento Tecnologico dall’Università all’Industria per la Sostenibilità

Università tra produzione e propagazione dei saperi

Network Collaborativi di Trasferimento Tecnologico dall’Università all’Industria per la Sostenibilità

Silvia Baiocco, Francesco Scafarto, Paola M.A. Paniccia

In che modo il trasferimento tecnologico dall’università all’industria può generare impatti positivi per la società? Quali impatti considerare e come valutarli? Rispondere a queste domande di ricerca può rappresentare un sostanziale contributo al dibattito multidisciplinare sul tema dell’università imprenditoriale sviluppatosi soprattutto nelle ultime due decadi (e.g., Leydesdorff e Etzkowitz, 1998; Chiesa e Piccaluga, 2000; Etzkowitz e Leydesdorff, 2000; Rothaermel et al., 2007; Dagnino e Faraci, 2008; Schillaci et al., 2008; Audretsch, 2014; Pucci, 2015; Scafarto et al., 2017; Paniccia e Baiocco, 2018; NETVAL, 2019). Particolarmente oggigiorno, l’argomento assume una sua specifica rilevanza in relazione alla vulnerabilità e fragilità dell’economia e della società a livello globale che l’emergenza Covid-19 ha reso lampanti. In proposito, è significativo che per il periodo 2001-2016 il 23% di tutte le start-up innovative del settore delle biotecnologie attive nei paesi OECD e BRICS è di provenienza universitaria, cioè in totale 40.636 spin-off (OECD, 2019). Oltremodo rilevante è l’emergere di network a supporto dei processi di trasferimento tecnologico basati su interazioni di tipo collaborativo tra università-industria (e.g. Cariola e Coccia, 2004; Plechero e Rullani, 2007; Perkman et al., 2013; Severinsson et al., 2016; ANVUR, 2017; Hayter et al., 2018; Paniccia et al., 2018; Good et al., 2019a) ritenuti capaci di favorire progressi verso la sostenibilità (OECD/EU, 2019) attraverso la cooperazione responsabile e solidale (Barnard, 1938).

Tuttavia, la ricerca in tale ambito ancora manca di framework teorici capaci di spiegare, secondo una visione olistica dei fenomeni, la complessità delle relazioni università-industria sottostanti i processi di trasferimento tecnologico (Rothaermel et al., 2007; Perkmann et al., 2013; Good et al., 2019b). In effetti, gli studi finora prodotti sono prevalentemente focalizzati su meccanismi di trasferimento tecnologico dell’università di tipo market-oriented (i.e., spin-off, brevetti, accordi di licenza stipulati) che riflettono «a linear technology transfer from academia to industry» (Severinsson et al., 2016, p. 88) i cui risultati sono facilmente misurabili (Compagno e Pittino, 2006; Markman et al., 2008; O’Shea et al., 2008; Abreu e Grinevich, 2013). Restano invece ancora poco studiate le interazioni tra università e industria che comportano scambi di conoscenza e di saperi secondo complesse relazioni circolari evolutive (Severinsson et al., 2016), nonché gli impatti “diffusi” da esse generati che sono di difficile valutazione (Nilsson et al., 2010). Gli studi che recentemente hanno affrontato l’argomento (Paniccia et al., 2018; Paniccia e Baiocco, 2018; Paniccia et al., 2019) hanno adottato la prospettiva co-evolutiva per l’analisi del Network collaborativo, unico nel suo genere, promosso dall’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari e delle business plan competition locali-PNICube. In Italia PNICube e NETVAL (Network per la Valorizzazione della Ricerca) rappresentano, con focus in parte diversi e complementari, le uniche due associazioni costituite dalle università e da altri enti pubblici di ricerca a supporto del trasferimento tecnologico. Particolarmente, questi studi hanno focalizzato l’attenzione sull’università individuandone differenti livelli organizzativi coinvolti nel trasferimento tecnologico. Inoltre, sono state individuate le principali determinanti di adattamenti co-evolutivi efficaci all’interno dell’università italiana e tra quest’ultima e il loro sistema socio-economico di riferimento. I risultati raggiunti con queste ricerche suggeriscono una concettualizzazione del trasferimento tecnologico come processo di adattamento efficace a più livelli organizzativi coinvolgenti l’università, l’industria e il governo a livello locale e nazionale.

Venendo incontro all’esigenza di approfondire la ricerca teorica ed empirica in questo specifico promettente campo, questo studio tenta di rispondere alle succitate domande di ricerca attraverso l’analisi del Network collaborativo denominato “Start Cup Lazio” avendo particolare riguardo all’identificazione di appropriati indicatori di performance per la valutazione degli impatti economico, socio-culturale e ambientale. A tal fine, lo studio adotta la prospettiva co-evolutiva. Come noto, essa concepisce la relazione tra le organizzazioni e i loro ambienti (sociale, economico e naturale) come circolare, caratterizzata da mutua influenza e dialetticità coinvolgente più livelli di analisi (Breslin, 2014; Volberda et al., 2014; Cafferata, 2018). Inoltre, questa prospettiva ha consentito di considerare la sostenibilità come un processo co-evolutivo di sviluppo tra società e natura, riconosciuto virtuoso dagli uomini (Norgaard, 1994).

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