La vocazione territoriale come mito razionalizzante

Obiettivo del paper: Il lavoro, al fine di contribuire al dibattito sui processi di governance del territorio, ha lobiettivo di proporne una visione situazionista alternativa alla visione prevalente, qualificata come unitaria o sistemica.

Metodologia: Il lavoro, di taglio teorico-concettuale, pone a confronto due paradigmi, entrambi pienamente riconducibili alle discipline manageriali, che forniscono una differente chiave di lettura interpretativa di cosa sia il territorio e, conseguentemente, di quali siano i processi attraverso i quali si delinea la governance di un territorio.

Risultati: Lo spunto la rivisitazione del concetto di vocazione territoriale che, da elemento pseudo-oggettivo e naturalmente osservabile e condivisibile da tutti gli attori di un certo territorio e in un certo momento storico, diviene mito razionalizzante, ovvero un costrutto intersoggettivo privo dellaura di oggettivite di funzionalitagli interessi del territorio e frutto, seppure solo in parte intenzionale, dellazione strategica di una coalizione pro-tempore dominante.

Originalità e limiti della ricerca: Lopzione situazionista, elemento di originalitdel lavoro, invita a prendere le distanze da modelli predittivi ex ante. Il deficit predittivo, tuttavia, pur palesandone un limite operativo, non ne qualifica un limite epistemologico in quanto, parafrasando Hayek, esprime una consapevole e caratterizzante rinuncia alle pretese di conoscenza tipiche degli approcci neo-positivisti.

Implicazioni pratiche: La rilettura dei processi di governance di un territorio proposta ridimensiona la portata dei modelli di management strategico e di marketing territoriale e propone la tortuosa strada dellesplorazione delle strategie – cooperative e conflittuali – messe in atto da attori e/o coalizioni locali per perseguire propri interessi.

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