La coda lunga degli eventi

Il mondo interno ai Giochi Olimpici assomiglia sempre pia una navicella spaziale, che in una lunga manovra di atterraggio, si adagia in un pianeta straniero, vi si ferma per un mese e poi riparte.

Scriveva così a conclusione dei Giochi Olimpici Invernali di Sochi, il giornalista Christof Siemens sul settimanale tedesco Die Zeit. (Siemens, 2014).

I grandi eventi, ci dice questo articolo, sembrano essere divenuti qualcosa di sempre piestraneo alla realtche li ospita. Standard internazionali per i servizi ai diversi clienti (atleti, stampa, televisioni, pubblico), look omologato nelle scenografie e nei linguaggi e sponsor globali di multinazionali che tendono a rendere uguali tra loro le competizioni, gli stadi, gli scenari a prescindere da dove abbiano luogo. La presenza del timbro locale si riduce spesso a un folclore incastrato dentro messaggi promozionali. Quando poi perla navicella lascia il terreno, il paesaggio cambia. Gli edifici vengono spogliati, le piazze tornano vuote, i souvenir finiscono nei retrobottega dei negozi. (to be continued)

Full PDF